E ora smetto di parlare di Leonardo Giombini, e con questo post torno, come promesso, a parlare di biomasse. Dopo aver spero chiarito che cosa sono, ora bisogna capire come da loro si può produrre energia.
Esistono due tipi di tecnologie: i processi termochimici e i processi biochimici. Quella che illustrerò oggi si basa sui processi termochimici, ossia quei processi per cui il calore permette reazione chimiche che trasformano i materiali organici, le biomasse, in energia.
In questo caso si tratta di biomasse prevalentemente derivate dal legno, ma anche da cellulose di origine agricola o da scarti alimentari come noccioli, gusci ecc.
I processi termochimici si possono suddividere in 4 tipi: per combustione diretta, per carbonizzazione, per pirolisi e per gassificazione.
La carbonizzazione è sostanzialmente l’ossidazione totale a H2O e CO2, si attua in caldaie, e permette lo scambio di calore tra i gas e i fluidi.
La carbonizzazione consente, tramite il calore e la quasi assenza di ossigeno, di eliminare l’acqua e le sostanze volatili dalle biomasse e trasformare le molecole in carbone.
La pirolisi è un processo di degradazione per cui, attraverso temperature assai elevate e quasi completamente senza ossigeno, si ottiene energia sotto forma di prodotti in buona parte gassosi.
La gassificazione è invece la decomposizione termica a temperature elevatissime grazie a cui biomasse solide o liquide si trasformano in combustibile gassoso.
Lascio ogni valutazione sulla scelta di questi processi termochimici alle specifiche situazioni contestuali. Così come ogni riferimento troppo tecnico-scientifico, che non mi compete. Spero tuttavia di aver chiarito come funzionano questo tipo di tecnologie.
La prossima volta vedremo insieme i processi biochimici. A presto!